La Repubblica: tassa sulla CO2 alle frontiere Ue, rincari in vista per le commodity fino al 200%

Incentivare le aziende straniere ad adottare gli stessi standard di produzione, rispettosi dell'ambiente, delle aziende europee ed evitare la delocalizzazione dei prodotti ad alto impatto di carbonio che avrebbe l'effetto di depotenziare gli impegni climatici europei e creare una concorrenza sleale all'interno del mercato. È l'obiettivo del Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), una tassa che verrà applicata alle importazioni di prodotti realizzati fuori dall'Unione emettendo CO2. Il nuovo meccanismo entrerà in vigore in maniera progressiva tra il 2026 e il 2034, dopo un periodo di transizione (1º ottobre 2023 - 31 dicembre 2025) in cui i produttori extra Ue dovranno comunicare le proprie emissioni mediante certificati Cbam, e rientra tra i testi chiave del pacchetto Fit for 55, il cui obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra nell'Unione europea del 55% entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. A questo scopo, già dal 2005 in Europa è in vigore l'Emissions Trading System (Ets), sistema che è stato recentemente riformato in base al quale le grandi industrie e le aziende attive in settori molto inquinanti come l'aviazione hanno a disposizione un numero predefinito di quote CO2 consentite, da scambiare su un apposito mercato. Il principio è che chi inquina paga, per cui chi emette di più è costretto a comprare quote verdi per ripagare l'impatto sull'ambiente. In questo senso il Carbon Border Adjustment Mechanism rappresenta un'ulteriore accelerazione da parte dell'Unione europea per combattere i cambiamenti climatici, nella consapevolezza che per ottenere risultati concreti sia necessario agire a livello globale e non solo all'interno del Vecchio Continente.

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