Milano Finanza: Bollette, un buco da 5 miliardi

POTREBBE ESSERE QUESTO IL COSTO DEL MANCATO INCASSO PER I GRUPPI ENERGETICI DAL 2023

Si rischia una valanga di npl dell'energia causata da 7 milioni di clienti che potrebbero non essere in grado di pagare.

Le insolvenze aumenterebbero il rischio di default per oltre il 15% degli operatori.
I risvolti economici e sociali della crisi energetica rischiano di assumere caratteri tragici, tanto per i clienti quanto per i gruppi energetici. Da un lato, le utility continuano a registrare una forte erosione di cassa e capitale circolante; dall'altro famiglie e imprese, vessate dall'impennata dei costi, si stanno vedendo obbligate a modifiche unilaterali o rescissioni dei contratti di fornitura luce e gas. Ma, soprattutto, sono sempre meno capaci di far fronte al pagamento delle bollette, con il rischio di creare un cortocircuito destinato a mettere in crisi un intero sistema.Tanto che, secondo alcuni calcoli effettuati per MF-Milano Finanza da esperti del mercato energetico italiano,è molto possibile che a partire da gennaio del prossimo anno il mancato pagamento delle bollette energetica possa creare un ammanco fino a 5 miliardi di euro. Insomma, il rischio che la bolletta diventi il nuovo npl per i gruppi energetici è elevatissimo.

Il calcolo, si intende,è per ora una sorta di simulazione legata a una serie di fattori. Si pensi che negli ultimi 9 mesi, a causa dell'aumento dei prezzi energetici, ben 4,7 milioni di italiani avrebbero saltato il pagamento di una o più bollette di luce e gas secondo un'indagine commissionata da Facile.it. Ma il prezzo, molto probabilmente,è destinato almeno a raddoppiare mettendo in difficoltà nel pagamento della bolletta un terzo circa degli italiani. Solo alla luce di questo dato,è possibile che il buco si aggiri intorno ai 2 miliardi di euro.

Il vero contraccolpo per le compagnie energetiche, però, arriverà con l'anno termico e quindi l'effetto sarà visibile a gennaio 2023, quando alle famiglie sarà consegnata la bolletta sui consumi relativi a novembre e dicembre. Solo in quel momento si avrà realmente contezza degli insoluti, che molto probabilmente arriverà al 15% e cioè a circa 7 milioni di contratti.I segnali di preoccupazione sono parecchi.

Come rivelato da MF-Milano Finanza l'1 ottobre, ben 15% delle 500 aziende attive in Italia nella fornitura di luce a gas rischia di portare i libri nell'immediato futuro. Il faro è stato acceso dalla società di consulenza Oliver Wyman, che in un'indagine visionata in esclusiva ha sottolineato come la maggior parte dei piccoli player si trovi in condizioni di forte stress finanziario; una situazione destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi. «Il default di queste aziende avrebbe ricadute su più di 1,5 milioni di consumatori sull'intera filiera, con la concreta possibilità che gli impatti si estendano sia a quelle realtà che finoa oggi hanno dimostrato una condizione finanziaria più resiliente sia ai piccoli operatori, con un conseguente aumento del rischio sistemico», aveva spiegato Angelo Rosiello, partner di Oliver Wyman.

In pratica,a un certo punto, le società che hanno una forte esposizione sulla vendita o che sono focalizzate solo su di essa (i retailer) sono rimaste esposte in termini di liquidità in seguito alla crescita del prezzo delle commodity, accompagnata da grande volatilità». Ciò «ha portato a un assorbimento di liquidità che per ora è stato gestito dai grandi player, seppur con un certo grado di difficoltà, mentre ha decisamente schiacciato gli operatori più piccoli datii brevi tempi di pagamento legati all'approvvigionamento di commodity a mercato, solitamente settimanali, che determinano un esborso più veloce rispetto all'incasso dei crediti cliente». Tutto questo pone dunque alcuni temi sulla gestione della situazione da parte delle utilities.

Da questa situazione sembrano per ora esclusii big di Stato. Anche se Enel sta trattando con un pool di banche (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bpere con Cdp) una nuova linea di credito revolving fino a 16 miliardi di euro con garanzia Sace del 70% per coprirsi (senza intaccare la liquidità) sulle cosiddette margin call, cioè il rischio derivati legato all'aumento dei prezzi energetici.

 

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