Meno del 5% delle imprese europee ha un piano credibile per l’obiettivo “1,5°C”

  • Circa la metà delle imprese europee dichiara di avere piani per la transizione climatica in linea con l’obiettivo degli 1,5°C, ma meno del 5% mostra progressi significativi in questo senso.
  •  Le aziende italiane ottengono risultati peggiori rispetto alla media europea: il 38% delle aziende italiane considerate è classificata in "fase di sviluppo"; nessuna come “avanzata”.
  • Un terzo delle imprese collega la retribuzione dei propri dirigenti anche alla performance aziendale in materia di clima, acqua e deforestazione.
  • A livello europeo, fino al 40% dei finanziamenti analizzati – circa 1,8 trilioni di euro – ancora vanno a imprese che hanno compiuto limitati progressi nell'allineamento agli obiettivi “1,5°C”.
  • Presto la normativa UE obbligherà tutte le aziende a presentare un piano di transizione climatica allineato all’obiettivo “1,5°C” e a includere gli impatti sulla sostenibilità nel proprio rapporto annuale di gestione[1]

Berlino, 16 febbraio 2023: Le imprese europee non riescono a sviluppare piani di transizione climatica credibili per allinearsi all’obiettivo di mantenere l’innalzamento della temperatura media sotto gli 1,5°C, così da realizzare un futuro più ecosostenibile. Lo dice un'analisi condotta su un campione di società che rappresentano in aggregato circa il 75% dei mercati azionari europei, pubblicata oggi dall'organizzazione no-profit CDP e dalla società globale di consulenza manageriale Oliver Wyman – un business di Marsh McLennan (NYSE: MMC).

A dimostrazione del fatto che le aziende europee si stanno rendendo conto della necessità di tali piani, il report “Stepping up” ha rilevato che circa la metà di queste (49%) dichiara di avere in atto un piano di transizione climatica per limitare il surriscaldamento a 1,5°C.

Tuttavia, lo studio rileva che la maggior parte dei piani manca di ambizione e trasparenza in aree chiave essenziali per dimostrare risultati concreti, come la governance, la pianificazione finanziaria e il coinvolgimento dell’intera catena del valore.

Nel report sono incluse 86 realtà italiane che hanno presentato un rapporto a CDP sui temi del clima, 16 sulla salvaguardia delle risorse idriche e 6 sulla deforestazione.

Meno del 5% delle aziende europee considerate (56) ha un obiettivo di riduzione delle emissioni allineato a 1,5°C e fornisce informazioni in relazione ad almeno due terzi degli indicatori chiave, dimostrando l'esistenza di un piano di transizione credibile (aziende “avanzate”).[2]

Un altro 30-45% delle imprese è classificato "in fase di sviluppo", ovvero ha obiettivi di emissioni meno ambiziosi (allineati all’obiettivo dei 2°C) e fornisce informazioni su almeno la metà degli indicatori.[3] Il restante 50%+ delle aziende considerate ha mostrato solo progressi "limitati".

L’Italia ha ottenuto risultati peggiori rispetto alla media europea: il 38% delle aziende italiane considerate è classificata in "fase di sviluppo"; nessuna come “avanzata”.
Sebbene 9 su 10 abbiano avviato iniziative per ridurre le emissioni, il rapporto rileva evidenti lacune nelle azioni necessarie per la transizione verso gli 1,5 °C. Ad esempio, solo il 26% valuta in che misura le spese o i ricavi si allineano all’Accordo di Parigi e meno del 40% inserisce le questioni climatiche nei rapporti con i fornitori.

Di conseguenza, il report stima che fino al 40% del debito bancario delle aziende analizzate (1.800 miliardi di euro) sia erogato a favore di soggetti che non hanno obiettivi chiari o piani di transizione credibili. L'accesso al credito potrebbe diventare più difficoltoso man mano che le banche daranno attuazione ai propri piani di zero emissioni nette (“net zero”), decarbonizzando il proprio portafoglio impieghi.

8 istituzioni finanziarie su 10 che hanno condiviso i propri dati con CDP stanno già valutando l'allineamento agli 1,5°C dei loro clienti, almeno nei settori chiave.

Poiché il clima è solo una parte di una sfida più ampia legata alla sostenibilità, il rapporto ha esaminato anche le principali aree d'azione nell’ambito della biodiversità, della deforestazione e della sicurezza idrica. Il 7% delle aziende ha dichiarato di avere un obiettivo forte per ridurre le emissioni, il consumo di acqua e la deforestazione, mentre il 39% ha dichiarato di impegnarsi pubblicamente a favore della biodiversità.

Manca ancora l'incentivazione economica dei dirigenti aziendali al raggiungimento di questi obiettivi: sebbene il 54% delle imprese dichiari di valutare la retribuzione dei dirigenti anche sulla base di parametri legati al cambiamento climatico, meno di un terzo lo fa guardando nel loro insieme le dimensioni del cambiamento climatico, della deforestazione e dell'acqua.

In vista dell'entrata in vigore nel 2024 della storica legge dell'Unione Europea sull'obbligo di rendicontazione (la CSRD) si segnala una nota positiva: tra le aziende che condividono i propri dati con CDP, il 71% già inserisce i dati relativi al cambiamento climatico, alla deforestazione e alla sicurezza idrica nella relazione annuale di gestione per gli investitori. Per quanto riguarda i dati sulla biodiversità, invece, si scende a 1 azienda su 4.

Nel frattempo, circa 1 impresa su 5 risulta avere una politica considerata "best practice" per ridurre l'impatto sull'acqua e il 29% adotta una politica "best practice" riguardo alla deforestazione zero.

Solo il 5% dei player che comunicano a CDP i dati sulle foreste attualmente certifica che il 90% dei volumi delle commodity impiegate non contribuisce alla deforestazione, mentre solo il 13% valuta l'impatto della propria catena del valore sulla biodiversità.

Maxfield Weiss, Executive Director di CDP, ha dichiarato:
"Ogni azienda che ha un impatto sull'ambiente deve dotarsi non solo di obiettivi chiari, ma anche di piani altrettanto chiari per raggiungerli, e della capacità di provare il proprio impegno. La normativa dell'UE sarà presto vincolante: le aziende dovranno avere piani chiari per la transizione dei loro modelli di business verso il raggiungimento dell’obiettivo di mantenere l’innalzamento della temperatura sotto gli 1,5°C. Questo rapporto rivela che solo una piccola percentuale, inferiore al 5%, fornisce tutti i dati di cui abbiamo bisogno per valutare. E naturalmente il clima è solo una componente della sfida più ampia che le imprese devono affrontare. Mentre cresce l'aspettativa che queste includano la sostenibilità nella loro più ampia pianificazione della transizione, il report mostra che la maggior parte deve ancora intensificare i propri sforzi e dimostrare a investitori, finanziatori e autorità di regolamentazione che sono pronte ad agire. Non si possono raggiungere le zero emissioni nette senza considerare anche i propri impatti sulla natura: non abbiamo tempo da perdere".

Andrea Federico, partner di Oliver Wyman, ha dichiarato:
"Per raggiungere gli obiettivi “1,5 °C”, nel 2023 e nel 2024 occorre imprimere un deciso cambio di passo nella portata e nella qualità dei piani di transizione delle aziende europee. L’analisi con CDP mostra che i progressi nell'adozione delle strategie per la transizione sono insufficienti. Molti piani mancano ancora di elementi importanti, in primis nel tradurre gli obiettivi dichiarati in piani di attuazione pragmatici, che coinvolgono appieno le filiere di fornitori. Le aziende che hanno l'ambizione di essere leader in questo ambito dovranno andare oltre e lavorare nello stesso modo sugli obiettivi di biodiversità e sulla preservazione degli ecosistemi. Per i policy maker la sfida è individuare efficaci meccanismi premianti per chi si pone come guida del cambiamento."

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Il report completo è disponibile qui.

 

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Joshua Snodin, CDP | joshua.snodin@cdp.net | +4917645910909

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CDP è un'organizzazione globale senza scopo di lucro che gestisce il sistema mondiale di divulgazione ambientale per aziende, città, Stati e regioni. Fondato nel 2000 e collaborando con oltre 680 istituzioni finanziarie con un patrimonio di oltre 130.000 miliardi di dollari, il CDP è stato il pioniere nell'utilizzare i mercati dei capitali e gli appalti aziendali per motivare le aziende a divulgare il proprio impatto ambientale e a ridurre le emissioni di gas serra, salvaguardare le risorse idriche e proteggere le foreste. Nel 2022, quasi 20.000 organizzazioni in tutto il mondo hanno divulgato i dati attraverso il CDP, tra cui più di 18.700 aziende che valgono la metà della capitalizzazione di mercato globale e oltre 1.100 città, stati e regioni. Completamente allineato alla TCFD, CDP detiene il più grande database ambientale al mondo e i punteggi CDP sono ampiamente utilizzati per guidare le decisioni di investimento e di approvvigionamento verso un'economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile e resiliente. CDP è membro fondatore dell'iniziativa Science Based Targets, della We Mean Business Coalition, di The Investor Agenda e dell'iniziativa Net Zero Asset Managers. Per saperne di più, visitate il sito cdp.net o seguiteci @CDP e su LinkedIn.


Informazioni su Oliver Wyman
Oliver Wyman è leader mondiale nella consulenza manageriale. Con uffici in più di 70 città in 30 Paesi, Oliver Wyman combina una profonda conoscenza del settore con competenze specializzate in strategia, operazioni, gestione del rischio e trasformazione organizzativa. L'azienda conta più di 6.000 professionisti in tutto il mondo che lavorano con i clienti per ottimizzare il loro business, migliorare le operazioni e il profilo di rischio e accelerare le prestazioni organizzative per cogliere le opportunità più interessanti. Oliver Wyman è un'azienda di Marsh McLennan [NYSE: MMC].
Per maggiori informazioni, visitate il sito www.oliverwyman.com. Seguite Oliver Wyman su Twitter @OliverWyman.

 

 

[1] La direttiva sulla due diligence di sostenibilità delle imprese e la proposta di standard di rendicontazione di sostenibilità dell'UE (ESRS) da utilizzare nell'ambito della direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese (ESRS E1) richiederanno alle imprese di divulgare i piani di transizione per l’obiettivo degli 1,5°C. 

[2] I 21 indicatori chiave del questionario CDP sul cambiamento climatico che denotano un piano di transizione climatica credibile sono disponibili qui.

[3] Gli intervalli sono forniti per tenere conto dell'analisi degli obiettivi di riduzione delle emissioni considerando solo le emissioni degli Ambiti 1 e 2 o l'intera catena del valore di un'azienda (Ambiti 1-3). Per quanto riguarda gli Ambiti 1-3, il 30% delle aziende è "in via di sviluppo" e il 65% è "limitato".